Archivio per 24 febbraio 2007

Sei ragioni per farlo

Se guardiamo alle drammatiche trasformazioni ambientali e alle catastrofiche previsioni per il futuro, cosa altro deve accadere per capire che occorre da subito inventare un diverso modello di sviluppo? Se guardiamo agli enormi flussi migratori nel pianeta cosa altro deve accadere per capire che abbiamo bisogno di fondare la convivenza sul valore della differenza, oltre che sul rispetto di valori comuni? Se guardiamo, non tanto ai costi, ma piuttosto ai limiti del nostro welfare nel garantire i diritti conquistati nel ’900, cosa altro deve accadere per capire che abbiamo bisogno di innovare? Infine, se leggiamo il bellissimo preambolo della carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea («L’Unione si fonda sui valori indivisibili e universali della dignità umana, della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà; essa si basa sul principio della democrazia e sul principio dello stato di diritto») come non capire che per rendere effettivi tali diritti dobbiamo rinnovare le culture e gli strumenti della politica?
Potremmo continuare, ma già in queste domande noi troviamo i motivi di fondo per dotare l’Italia di un grande partito politico, che unisca, ma vada anche oltre, i filoni più fecondi del riformismo del nostro Paese. Di un partito che in Italia unisca ciò che in tutte le democrazie del mondo è già unito e da noi vive, invece, frammentato e diviso in molte deboli parzialità che oscillano spesso tra astratte evocazioni dell’avvenire e sterili difese del passato. Vediamo in questa missione il modo più coraggioso per rilanciare nel nuovo secolo i valori, gli ideali, la funzione storica della sinistra.
Il congresso dei Ds non deve dunque diventare una conta rivolta all’indietro, ma un’opportunità per indicare a noi stessi e al Paese dove vogliamo andare. Vogliamo contribuire a questa ricerca, offrendo alla discussione, una “mappa di idee” per il viaggio verso e con il Partito Democratico per la modernizzazione dell’Italia. Una mappa da alimentare attraverso un sistematico lavoro culturale, politico e programmatico con fondazioni, centri studi e reti informali di saperi. Molte linee della mappa sono già al centro della proposta politica dei Ds: la collocazione internazionale del Pd; l’assunzione della differenza di genere come principio fondativo; la scelta europea per ricostruire l’autonomia della politica e lavorare al rilancio del multilateralismo. Altre linee crediamo vadano rilanciate. Proviamo a richiamare le principali.
1) Il Pd per l’autoriforma della politica. La costruzione del Pd deve essere l’occasione per una profonda riqualificazione e autoriforma della politica. Non esiste una società civile buona, pronta a farsi soggetto politico, ed una politica cattiva, irrimediabilmente autoreferenziale: società, politica e società civile sono le due facce di una stessa medaglia e solo una virtuosa interazione tra le parti migliori di esse può portare all’innovazione politica necessaria. Per far riconquistare alla politica e alle sue classi dirigenti autorevolezza, credibilità e capacità di raccogliere il consenso necessario alle riforme, le funzioni pubbliche dei partiti, ad esempio la scelta delle candidature per le cariche di rappresentanza istituzionale e di Governo, devono essere regolate per legge. È essenziale fondare criteri di selezione delle classi dirigenti su merito e responsabilità di risultato: termini di mandato, organismi esecutivi di maggioranza, elezione individuale a scrutinio segreto dei componenti degli organismi esecutivi, verifica periodica dei risultati raggiunti. Inoltre, anche attraverso il sostegno al referendum, va approvata una legge elettorale in grado di restituire centralità all’elettore e facilitare la democrazia dell’alternanza. Infine, con intesa bipartisan, vanno realizzate riforme istituzionali per superare il bicameralismo perfetto, rafforzare i poteri dell’esecutivo ed istituire un’assemblea delle Regioni e delle autonomie territoriali.
2) Il Pd per un riformismo forte e autonomo. Il Pd farà storia se avrà autonomia culturale e di iniziativa politica. Deve essere in grado di definire idee e scelte attraverso le sue strutture e forme di partecipazione attiva degli inscritti. Occorre invertire la tendenza che colloca fuori dai luoghi democratici e partecipati, magari in editoriali o nelle legittime indicazioni delle organizzazioni degli interessi, il compito della definizione del programma. A tal fine, è decisivo andare oltre l’unità di ciò che c’è. Se i congressi di Ds e Margherita daranno il via libera, va subito aperta la campagna di tesseramento al Pd per dare cittadinanza piena nel processo costituente a quanti oggi sono fuori dai soggetti fondatori.
3) Il Pd per lo sviluppo sostenibile. L’Italia deve tornare a crescere, deve ritrovare capacità di innovazione e forza competitiva. In questi anni, molte imprese si sono ristrutturate, hanno innovato prodotti e processi, hanno incominciato a cogliere le opportunità dell’integrazione globale dei mercati. In tale contesto, la politica industriale, nazionale ed europea, ha la funzione di promuovere capacità competitiva nei settori a più elevata qualità tecnologica e maggiori potenzialità espansive. Ma, lo sviluppo umano non può più prescindere dall’attenzione all’ambiente naturale, non vincolo, ma leva di innovazione tecnologica e di qualificazione sociale. Ci troviamo di fronte a una sfida sistemica che investe il modo di produrre, i modelli di vita e le possibilità di consumare. Tutto ciò non può più essere l’obiettivo di un «single issue party», né vivere in un “settore” di lavoro. Deve permeare la cultura politica riformista del nuovo secolo.
4) Il Pd per le lavoratrici e i lavoratori. Per i lavoratori discontinui e precari, dipendenti pubblici e privati, autonomi e professionisti. Il lavoro rimane una dimensione fondamentale dell’identità individuale e della realizzazione di se, non può essere solo fonte di reddito. Anzi, ora come mai nella storia, nell’economia della conoscenza, fondata sui saperi, esistono le potenzialità per estendere la partecipazione attiva e consapevole dei lavoratori ai processi produttivi. La società degli individui deve essere una società delle lavoratrici e dei lavoratori. Infatti, rimangono solo sulla carta diritti di cittadinanza sradicati dalla dimensione della produzione.
5) Il Pd partito europeo per la laicità e i diritti civili. La costruzione di una società europea non è solo il rispetto di criteri e vincoli economici. La Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea indica che in Europa «è vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata su sesso, razza, colore della pelle o origine etnica o sociale, caratteristiche genetiche, lingua, religione o convinzioni personali, opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, appartenenza ad una minoranza nazionale, patrimonio, nascita, disabilità, età o orientamento sessuale». Questi diritti rimarranno virtuali se saranno affidati soltanto alle battaglie di minoranze o gruppi di pressione. Il Pd è il luogo nel quale essi possono trasformarsi in proposta condivisa e trovare la forza per affermarsi, se da parte di tutti vi sarà autonomia nella ricerca di una sintesi alta. L’approvazione della legge per il pieno riconoscimento delle unioni civili è oggi la sfida di fronte a noi. Una sfida da affrontare convinti che la dimensione pubblica del sentimento religioso può vivere soltanto dentro uno Stato laico.
6) IL Pd per l’equità e l’uguaglianza. In Italia, la mobilità sociale è a livelli da feudalesimo. Equità ed uguaglianza vanno promosse con la riqualificazione della scuola pubblica, con la regolazione concorrenziale dei mercati, ossia con l’affermazione dei diritti del cittadino-consumatore, con il primato del merito e della responsabilità nelle pubbliche amministrazioni, con la contendibilità delle imprese, con una magistratura indipendente ed efficiente e, non ultimo, con la progressività del sistema fiscale. Per ridistribuire opportunità occorre anche ridistribuire reddito.
Queste sono solo alcune idee che vogliamo rilanciare, per stimolare e arricchire il dibattito e contribuire sempre di più a fare del Congresso dei Ds un’occasione aperta di confronto e di partecipazione civile.

Nicola Zingaretti è Segretario Ds Lazio

Stefano Fassina è Direttore Scientifico del Nens

(da l’Unità del 25/01/2007)

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enrico berlinguer

 

 

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