Dai congressi un segnale chiaro, ora il Partito nuovo, forte, dei cittadini

Finiti i congressi di sezione si apre un’altra fase politica. Ma prima di parlare di questo consentitemi un riassunto dei dati.
Al nostro congresso Piero Fassino è stato eletto segretario con 192.802 voti pari al 75,6 %. Un grande risultato che premia innanzitutto il grande ed intenso lavoro da lui svolto, assieme a quello di un gruppo dirigente unito e compatto.
La partecipazione è stata straordinaria: 255.029 iscritti ai DS hanno discusso con impegno e serenità ed hanno deciso consapevolmente di aprire la fase costituente del Partito Democratico.
Le altre mozioni hanno raccolto: Mussi 38.382 voti pari al 15,1 %, la mozione Angius 23.845 voti pari al 9,3 %.
Ora dunque si discute non più del “se” fare il Partito Democratico ma “come” farlo. E proprio l’approdo a questo importante risultato sta scatenando discussioni infinite ancora su come si sia svolto il nostro congresso. Si parla ancora in queste ore, dentro e fuori il nostro partito, di un processo che fino a d ora è stato “verticistico ed autoreferenziale” di “paura del bagno democratico” di saper parlare “all’Italia reale e non a quella delle sezioni”. Ebbene, mi pare di poter ribadire che proprio il grande successo di partecipazione del nostro congresso ha avuto l’effetto, da una parte di impaurire, dall’altra di aver scompaginato le carte, almeno per come erano in gioco fino a pochi mesi fa.
Oggi infatti nessuno può ergersi più a paladino del “vero” Partito Democratico. Tutti hanno il dovere di fare i conti con ciò che è veramente successo. Anche noi naturalmente e principalmente.
La fase due, quella costituente, dovrà essere partecipata, dovrà vedere protagonisti, accanto ai tantissimi militanti di partito, le molte persone che si dichiarano già oggi disponibili. E, parliamoci chiaro, queste persone, soprattutto i giovani, parteciperanno se in questo processo aperto sapremo introdurre fin da subito elementi di forte discontinuità, soprattutto nelle modalità e nella ridefinizione della dignità della politica.
E l’idea, da discutere nel nostro congresso di Firenze, di produrre in autunno una giornata elettorale nella quale i cittadini che si rendono disponibili, eleggano i componenti l’assemblea costituente del PD, va esattamente in questa direzione. Vere elezioni popolari dunque nelle quali siano partecipi più liste e diverse espressioni politiche.
Dico subito, a questo proposito, che in quella grande prova democratica non si assisterà affatto alla contrapposizione tra partiti ed antipartito. Fin dall’atto costitutivo, democratico e popolare, dell’assemblea costituente assisteremo ad un proficuo dialogo ed interscambio tra posizioni politiche diverse, fondate su principi comuni e linee programmatiche costruite sui contenuti.
Avverrà ciò che è accaduto nelle primarie: gli elettori decideranno liberamente, indipendentemente dalle loro opzioni politiche di partenza. Perché i nostri elettori ci chiedono unità, difesa dei valori fondamentali, rinnovamento della politica, esempi concreti di buon governo fondati sulla solidarietà. E lasciate dire queste cose ad uno che le primarie le ha vissute in prima persona, accanto a tantissimi dirigenti e militanti del nostro e di altri partiti dell’Unione che le hanno volute e organizzate, che ha avuto il paciere di sentire in tutta Italia ciò che di nuovo stava accadendo quel famoso 16 ottobre e che, qualche mese dopo, ci ha consentito di vincere le elezioni politiche. E su quell’onda ci ha permesso di bocciare sonoramente, con il voto referendario, lo stravolgimento della nostra carta costituzionale voluto dalla destra.
Nel nostro congresso abbiamo riscontrato tanto impegno, fiducia, ottimismo della volontà. Con lo stesso approccio ci prepariamo all’affascinante lavoro di costruzione del Partito Democratico, dove sappiamo che incontreremo e ci fonderemo con tantissimi cittadini italiani e del mondo.

di Maurizio Chiocchetti

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enrico berlinguer

 

 

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